La scuola dell’infanzia è un opportunità, tuttavia rappresenta un grande cambiamento per il bambino, entrano in gioco tanti fattori: nuove relazioni da costruire, nuovi spazi da conoscere, nuove dimensioni, nuove routine… E’ vero che i bambini hanno una maggior capacità di adattamento al nuovo, anche alle situazioni più difficili, e grandi risorse per attraversarle, ma tutti questi cambiamenti, specialmente se avvengono in periodi più sensibili, possono creare anche situazioni di disagio. Tutti noi abbiamo avuto momenti nella nostra crescita (e anche nella nostra vita da adulti) in cui ci siamo sentiti maggiormente in difficoltà, più spaventati, più fragili. A volte sono solo momenti di passaggio, ma quando il problema si radicalizza, non è il caso di banalizzare o minimizzare, sarebbe importante una riflessione maggiore su quello che il bambino sta cercando di dirci, non dimentichiamo che sono questi gli anni in cui egli forma la sua identità e tutte le esperienze vissute costituiscono il bagaglio che a livello conscio e inconscio, si porterà dietro per il resto della sua vita, sapere dunque di essere ascoltato e considerato, anche nelle proprie difficoltà, avrà conseguenze positive sul senso di sé, della propria efficacia, sull’autostima e non ultimo nel modo di porsi verso l’altro.
Non tutti i bambini hanno raggiunto a tre anni lo stesso grado di maturazione, i bambini e le bambine non sono tutte/i uguali, ma un’ istituzione come quella della scuola si basa sullo scolaro medio, sul bambino ideale, che agisce e impara secondo i canoni della media statistica, non tiene in considerazione la sensibilità di Paolo, la storia di Marta, le difficoltà di Pietro, non tiene conto dell’individualità, tutto è affidato alla coscienza e all’etica professionale del singolo insegnante. In questo particolare momento storico inoltre le scarse risorse messe a disposizione dallo Stato e Comuni creano inevitabilmente situazioni al limite poiché il numero dei bambini per classe è aumentato a 28/30 unità e non è raro che bambini con difficoltà comportamentali e di regolazione siano inseriti in questi grandi gruppi, in cui faticano a trovare un contenimento efficace. Il rapporto numerico non è migliore nelle scuole private, le insegnanti per quanto attente e disponibili, avendo poche ore di compresenza, si trovano loro per prime in grandi difficoltà nel dare ad ogni bambino l’attenzione e l’importanza che merita. Spesso non si può scegliere, le risorse disponibili, l’organizzazione familiare, i tempi di lavoro ci costringono a forzare l’adattamento del bambino alla scuola, anche se il principio dovrebbe essere esattamente l’inverso: la scuola e l’ insegnante sono a disposizione del bambino per sostenerlo nel processo di crescita, e questo dovrebbe includere anche la possibilità di attendere. La scuola dell’infanzia non è obbligatoria è una possibilità, ma non è l’unica possibilità, esistono nel mondo e nel panorama educativo italiano anche altre esperienze: didattica Montessori, scuole waldorf e steineriane, scuola libertaria, homeschooling e unschooling per citare le più conosciute, sono tutte realtà educative alternative che hanno però qualcosa in comune, l’attenzione al bambino come protagonista dell’esperienza educativa, la continua osservazione della sua individualità, il rispetto delle sue caratteristiche peculiari e delle sue doti innate; questi metodi ripongono una grande fiducia nel bambino e nella sua capacità di apprendere, di relazionarsi serenamente, di evolvere autonomamente. Questo è anche il nostro pensiero, che attualizziamo attraverso il metodo educativo psicomotorio ponendo attenzione allo sviluppo e agli apprendimenti attraverso la mediazione corporea, cercando di far si che le potenzialità di ciascuno emergano in modo naturale, nutrendo la naturale curiosità e immaginazione del bambino attraverso l’esperienza per uno sviluppo globale e armonico, questo è il nostro progetto Preschool Experience una proposta educativa che volutamente prende le distanze dalla logica produttiva che caratterizza il nostro tempo, dall’efficientismo e dalla fretta che appartiene al mondo adulto ma che sempre più sta contaminando il mondo dell’infanzia, producendo false necessità e falsi bisogni, sommergendo i bambini di nozioni e input non adeguatamente filtrati, inducendo a pensare che i bambini devono apprendere più cose possibili, che bruciare le tappe sia positivo. Rispettiamo le scelte e il pensiero di ognuno, ma riteniamo anche che ci debba essere la possibilità di fare scelte consapevoli. Il vero significato dell’educazione non è impartire una serie di apprendimenti predefiniti, ma ricerca permanente su temi che si concatenano gli uni agli altri, tenere vivo il desiderio di scoprire, di aprirsi al mondo. Quello che è centrale in questo metodo educativo non è il processo di insegnamento, di trasmissione dei saperi, ma il processo di evoluzione della persona, il resto è una conseguenza, “Ogni bambino è capace purchè gli si lasci il tempo e gli si offra la possibilità di creare da se i propri processi di pensiero e di adattarli progressivamente alla realtà. In quanto al meccanismo e ai codici imparerà molto presto a servirsene quando ne avrà bisogno per realizzare ciò che desidera fare”.
Attraverso questo progetto ci impegniamo a realizzare ciò che il mondo d’oggi rende sempre più difficile realizzare: un’armoniosa esperienza infantile.