Tante Lune, non è un asilo ne una scuola dell’infanzia eppure ha un’ anima profondamente educativa che si ispira al metodo educativo psicomotorio. Ma di che cosa si occupano le pratiche psicomotorie educative? Si occupano di favorire lo sviluppo globale del bambino attraverso il gioco e il movimento. Il movimento non è solo un atto esecutivo, è un atto vitale che ha sempre a che fare con la mobilizzazione del pensiero e delle emozioni. Il gioco non è qualcosa di superfluo nello sviluppo del bambino è un’attività creatrice, ricerca personale e spontanea, è un fattore di crescita fondamentale da cui dipende la sua salute, un diritto sancito per legge nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, nel patto delle Città educative… Eppure nella nostra società, l’adulto tende sempre di più a proiettare sui bambini il proprio mondo ed i propri valori, indirizzandoli verso una logica razionale in cui il gioco, quando è concesso, è spesso imbrigliato, costringendo il bambino ad essere un semplice esecutore. Manca soprattutto il confronto con il reale (l’oggetto, lo spazio , l’altro) e questi bambini precocemente intellettualizzati finiscono per non essere più in grado di affrontare sul piano concreto le frustrazioni e gli ostacoli che incontrano. Sento sempre più spesso genitori affermare che è adesso che sono piccoli che bisogna insegnare loro, perché sono delle spugne pronte ad assorbire ogni cosa, ed ecco che spuntano metodi per insegnare a leggere e scrivere sempre più precocemente, la “necessità” di imparare tre lingue, la musica, e chi più ne ha più ne metta… ed è senz’altro vero che in questa fase della crescita i bambini sono aperti agli apprendimenti, ma in questo modo creiamo bambini passivi che aspettano sia l’adulto a scegliere e a fare al posto loro, che non hanno desideri perché sono troppo impegnati ad assecondare quelli dei loro genitori, che non hanno modo di fare esperienza, di scoprire da soli le loro potenzialità, che hanno perso la capacità di osservare e la manualità per fare, che non hanno modo di attivare la loro creatività perché questa non si apprende in situazioni in cui sono sempre altri a dire cosa e come fare le cose. Poi ci sono anche bambini che provano a difendersi da tutto questo eccesso e lo fanno mettendo in campo la loro aggressività, che però non hanno avuto modo di imparare ad esprimere, a gestire e finisce per essere devastante, soprattutto per loro; o al contrario si chiudono in un inibizione totale.
Il punto è che cercando di fare il loro bene, di pensare al loro futuro perdiamo di vista il bambino dell’oggi, non diamo loro gli strumenti necessari per diventare adulti consapevoli in grado di fare scelte e di affrontare la complessità del nostro mondo.
Il vostro pediatra non vi chiederà se avete iscritto il bambino all’utimissimo corso di informatica nucleare, ma sarà attento a come si muove, alla postura, alla sua tonicità, noterà se è passivo o reattivo, se ha acquisito autonomia. E il vostro bambino se potesse scegliere cosa vi chiederebbe di fare?
Condivido l’idea pedagogica che tutto potrà essere appreso a suo tempo: quando è il bambino a mostrare interesse e curiosità verso nuovi apprendimenti. I nostri figli hanno anni interi da passare chini sui banchi di scuola, ma non potranno recuperare le esperienze che non hanno fatto, non potranno tornare bambini. Dare al bambino la possibilità di vivere le tappe evolutive della sua infanzia, di confrontarsi con ciò che lo circonda, con gli oggetti, con gli altri, significa dargli la possibilità di conoscersi. Sostenerlo con fiducia per quello che è, non per ciò che potrà essere domani, credo sia ciò che di meglio possiamo fare noi perché possa realizzare in maniera positiva se stesso e costruire il suo futuro, qualunque siano i problemi che incontrerà nel suo percorso potrà sempre contare sul suo patrimonio: la consapevolezza di sé. In questo sta il valore dell’esperienza.
Nel gioco il bambino sviluppa corpo, mente e cuore. Il compito di ogni educatore (e ogni genitore lo è) è di accompagnare il bambino nel suo viaggio ricordando sempre che è lui l’eroe.
Forse ad un primo sguardo superficiale potrebbe sembrare che questo sia un luogo come tanti altri, a me piace pensare che Tante Lune può essere un luogo di riequilibrio del sistema in cui attraverso un’attenzione qualificata al corpo, i bambini possono imparare a conoscersi, ritrovare fiducia in se stessi, scoprire le loro possibilità di espressione, di movimento. Uno spazio in cui il gioco è valorizzato come motore del processo vitale. Il territorio come ricchezza e luogo di avventura. Un luogo bello e curato in cui i bambini si riconoscono. Tante Lune è una possibilità.